7° giorno – a Svolvær Lofoten – 25 giugno 2018

 a Svolvær Tour delle Lofoten

Le foto del viaggio le trovate tutto nel nostro Canale YouTube di Rita & Mimmo, per il viaggio cliccate La Norvegia di Rita e Mimmo, per la giornata cliccate, La Norvegia di Rita e Mimmo 05

Al mattino la stessa luce di quando siamo andati a dormire, anche il tempo non è per niente migliorato e dire che prima di partire avevo tenuto d’occhio il meteo della Norvegia e c’era sempre stato un clima da far invidia a Bari, un giorno a Oslo c’era stato, oltre al sole, un grado di più di Bari.

Colazione casalinga, scambiando qualche chiacchiera con gli altri ospiti. La vista e su scorta di stoccafisso, fiordo con qualche struttura turistica e porto più che altro di pescatori.

Per prima cosa andiamo alla Hertz per ritirare l’auto noleggiata per due giorni e pagata due mesi fa l’esagerata cifra di € 195,03 (*** €€€€). Vista la disavventura del precedente noleggio a Tromsø (2° giorno), siamo un po’ in ansia. Il gestore del B&B ci fa accompagnare dal fratello, che fa una evidente alzataccia per noi, evitandoci un altro carissimo taxi. La Hertz è perfetta, ha a nostra disposizione non l’auto noleggiata ma una equivalente ma con qualcosa di meglio, una Suzuki Ignis 4×4 con, ovviamente, ci tengono a sottolinearlo, cambio meccanico, come chiaramente richiesto; cosa mai successami, hanno già programmato il computer di bordo in italiano.

Mappa del percorso

Partiamo subito verso la punta estrema delle Lofoten. Il programma è flessibile, unica cosa fissata è: arrivare a  Å, l’ultimo paesino delle Lofoten, subito dopo la strada fa inversione e torna indietro. La strada non ha alternative, bisogna seguire sempre la E10, sono solo 130 km. Purtroppo il maltempo non ci da tregua, è una pioggia non monotona, ha alti e bassi, in realtà molti più bassi. La strada non è vicina al mare, siamo sempre sul mare, specie con l’alta marea, un continuo susseguirsi di ponti e tunnel. Sicuramente prima che costruissero questa strada era più conveniente muoversi per mare.

Avvistiamo molti animali, piuttosto confidenti, abituati a uomini che non li disturbano, si lasciano avvicinare abbastanza, lasciandosi fotografare mentre svolgono le normali attività malgrado abbiano i piccoli. Sono uccelli migratori, svernano da noi e  nidificano qui, approfittando delle 24 ore di luce per cacciare e far crescere rapidamente i piccoli. Incontriamo molte Beccacce di Mare, diverse Anatre, Pettegole con pulcini e Gabbiani Tridattili, solo questi ultimi non si spingono da noi in inverno, lo trascorrono in mare.

Facciamo degli strani incontri. Una piccola Nave Vichinga percorre a vela il fiordo, probabilmente si addestrano per qualche parata storica o palio. Ci mettono molto impegno e con quell’unica vela quadrata accennano anche delle manovre, non abbiamo visto mettere i remi in acqua. C’è qualche animale al pascolo, anche delle mucche. il paesaggio sarebbe famigliare se tra esse non ci fossero alcuni vitelli delle Highlands Scozzesi, si distinguono per la loro inconsueta abbondante pelliccia.

Ci fermiamo a mangiare qualcosa in un caffè, ci sono ottime torte e il proprietario è pronto a riempirci continuamente le tazze con caffè fumante.

Manco a dirlo ad Å c’è un museo, quello dello Stoccafisso di Steinar Larsen, è però aperto dalle ore 11 alle 16, arriviamo alle 16 e un minuto, Larsen è gentilissimo ci accoglie, scambia con noi qualche parola in perfetto italiano, ma è fermo nel dirci che lui è lì a lavorare dal mattino ed ora deve tornare a casa. Qui otteniamo una conferma inconfutabile, data la fonte di prima mano, per le tantissime teste di merluzzo che abbiamo visto in stato di abbandono. Lo stoccafisso è esportato per il quasi 100% in Italia, solo la mascella con la lingua va in piccola parte in Francia, dove ne fanno una particolare zuppa, le teste invece sono essiccate per esportarle in Africa, particolarmente in Nigeria come insaporitori di zuppe, ora, data la crisi, non possono più permettersi il lusso di acquistare i nostri scarti e le teste sono rimaste in Norvegia. Andiamo via con la netta sensazione di esserci persi qualcosa di interessante, non foss’altro perché a noi lo stoccafisso piace molto e saperne di più dalla sua produzione da chi ne sa veramente molto non avrebbe avuto prezzo, peccato, sarà per un’altra volta?

Il paesino ha tutto quello che ci si aspettava, lindo ed ordinato malgrado sia costruito su un terreno molto accidentato, non mancano naturalmente tante Rorbuer, case su palafitte in mare colorate al minio.

Neanche nel ritorno il maltempo ci dà tregua. Quasi a Svolvær visitiamo la Kabelvag Church la Cattedrale delle Lofoten. C’è un modesto biglietto da pagare. Non vi aspettate nulla di ciò che per noi cattolici si intende per Cattedrale. E’ una vera esperienza utile a conoscere una cultura del tutto diversa dalla nostra. Qui regna l’austerità, la morigeratezza, l’essenzialità. E’ un luogo dove raccogliersi in preghiera senza, eventualmente, vergognarsi di abiti vecchi e fuori moda, l’importante, questo si, è che siano decenti e puliti, portati con cosciente dignità. Resta comunque spettacolare sapendo, anche se non sembrerebbe, che è tutta in legno. E’ la più grande chiesa in legno della Norvegia, ho la netta sensazione, però, che questo a loro interessi poco, se ne vantano solo ad uso dei turisti, lo avranno fatto solo perché necessario. In parte è una pinacoteca, non ci sono solo immagini religiose, si sono molti quadri che ritraggono austeri personaggi, tra loro molte donne. Al centro della navata, come in tutte le chiese norvegesi, c’è appeso un grande modellino di un vascello plurialberi, frutto della devozione dei tanti marinai, la principale attività del luogo.

Siamo quasi a casa rientriamo, è ormai orario, la città non offre nulla, tranne dei bar in cui rifugiarsi a bere una birra dallo spropositato prezzo, preferiamo restare a casa, metterci comodi e prepararci un’altra spaghettata, la prepareremo anche per i ragazzi del B&B.

Foto e Video della giornata
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